In occasione della "Giornata internazionale dei musei" indetta dall'ICOM (International Counsil Of Museums), il 18 maggio 2009, il Museo Gracco di Arte Contemporanea e Fotografia di Pompei ha presentato il primo affresco ricostruito, sulla base di rilievi in situ, studi bibliografici e comparazioni grafiche, di un affresco di Pompei scomparso.
Con questa iniziativa il Museo Gracco dà il via ad una serie di ricostruzioni di dipinti pompeiani scomparsi a causa di vari fattori, quali il deterioramento ambientale, i pesanti bombardamenti a cui furono sottoposti gli scavi durante la Seconda Guerra Mondiale, o un'inefficace manutenzione, con l'intento di ripristinarli nel loro antico splendore e preservarne la memoria a beneficio delle nuove generazioni di studiosi e del pubblico internazionale in visita a Pompei. Il Maestro Tiberio Gracco, ideatore dell'iniziativa, si augura di riportare all'attenzione del pubblico alcuni tra i più interessanti affreschi dell'antica Pompei andati irrimediabilmente perduti. Le immagini fotografiche, i rilievi e le impressioni annotate durante gli scavi dagli archeologi e studiosi del tempo ci hanno permesso di lavorare al rifacimento di tali opere altrimenti impossibili da ricostruire. In molti casi delle splendide opere parietali non è rimasto altro che una tenue ombra sull'intonaco.
Teseo e il minotauro
L'affresco orginale (di cm 37,5 x 47), che rappresentava Teseo e il minotauro, era collocato sulla parete nord dell'oecus della Fullonica nella Via di Mercurio (regio VI, insula 8, ingresso 21). La particolarità di questo dipinto risiede nel fatto che, a differenza delle versioni simili del medesimo soggetto, come quella della Casa Imperiale di Pompei o della basilica di Ercolano, più vicine a un originale greco, qui l'eroe vincitore non è acclamato da fanciulli in festa e l'impianto della rappresentazione ricorda una scena teatrale.
Quest'ultima ipotesi sembra essere avvalorata dall'aspetto piuttosto giovanile e femmineo di Teseo, ben lontano dalla corporatura massiccia e monumentale rappresentata negli altri dipinti, e più vicino alle sembianze di un giovane attore di teatro, magari non professionista. La posa stessa del minotauro, sdraiato a terra col braccio destro ripiegato dietro il capo, appare poco naturale e più deliberatamente descrittiva. All'epoca, per tramandare i segreti e il fascino di un mito così importante, il modo più idoneo dovette sembrare quello subliminale, attraverso le immagini, i suoni, e le emozioni che il teatro sapeva suggerire.
Unica testimonianza del dipinto precedente la ricostruzione è un acquerello realizzato il 2 marzo 1828, quando l'affresco era ancora leggibile, e attualmente conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L'affresco ricostruito, conservato al Museo Gracco, è stato perciò realizzato a distanza di 181 anni da quell'esemplare.
Da un'idea di Tiberio Gracco
Consulenza scientifica a cura di Plinio Caio Gracco
Realizzazione artistica a cura del Maestro Franco Gracco